Quando muore un personaggio pubblico è una festa. Se lo fa di notte o di prima mattina ancora di più.
Ti svegli e guardi le notizie sullo smartphone, leggi del decesso e sale l’eccitazione. Subito dai un’occhiata a Facebook per studiare lo stato dell’arte, quanti ne sono già a conoscenza e che tipi di commento sono apparsi nelle varie cerchie di amici.
A questo punto è il tuo turno, ed hai una serie di opzioni per agire, per stabilire che immagine di te vuoi dare, per aprire la caccia ai like.
- Ancora pochi (o nessuno, quasi impossibile) lo sanno: cerchi fonti autorevoli per verificare che non sia la solita gag in stile “è morto Renzo Arbore” nella quale sei già caduto più volte, con annessa figura vergognosa; quando sei sicuro condividi un link da un sito affidabile accompagnato da poche parole di cordoglio, del tipo “R.I.P.” o “eri un grandissimo”. Il tuo obiettivo è smuovere le coscienze ed essere il primo riferimento da cui partiranno ad albero condivisioni e discussioni su altre bacheche.
- Scrivi una breve citazione da un suo libro, canzone, film, di quelle più banali e conosciute perché tutti possano capire di chi stai parlando, oppure ricordi uno dei suoi libri, titoli, personaggi più famosi perché il tuo pubblico possa dire “ah, ma è quello che ha fatto…”
- Ti accorgi che le banalità sono già state tutte prese allora ti distingui scrivendo: “io invece me lo ricordo per…” e riporti una delle sue opere meno note, anche se brutta ed a ragione misconosciuta, “mi ha commosso e mi ha colpito perché lì …” cercando un aspetto che denoti la tua sensibilità ed unicità, i tuoi interessi peculiari che avevi in comune con il defunto, per i quali ti mancherà.
- Sei in ritardo, tra mainstream ed erudizione delle altre bacheche sai già molto del VIP e puoi distinguerti con un panegirico in suo onore stile orazione funebre; vuoi tirare le somme del lutto, fingere di essere un opinion leader e mettere la parola fine alla processione coprendo la bara con l’ultimo pugno di terra.
- Tu conoscevi bene, da fan, chi è morto e spetta invece a te l’ultima parola; analizzi con cognizione la sua vita, le sue opere e la sua personalità, meriteresti il successo nella competizione social. Ma ormai sei arrivato tardi, tutti hanno già detto la loro e nessuno ha più voglia di leggere il tuo necrologio. Puoi sentirti comunque il vincitore morale.
- Vuoi essere cinico per cambiare target e raccogliere i “mi piace” di chi vorrebbe farlo ma non ha il tuo coraggio: dichiari palesemente ed in modo liberatorio che non te ne frega niente e che ti aspetti di leggere frasi fatte, errori di persona e nell’attribuzione delle opere. In questo modo ti garantisci un successo sicuro ma inferiore a quello portato da un lutto commovente e ben fatto, riceverai critiche ma ti assicurerai anche una buona dose di commenti.
- Ti dedichi all’umorismo nero, o macabro. Fai doppi sensi sul modo in cui è morto il personaggio pubblico, sui suoi difetti ed errori in vita, su quello che non ti piaceva di lui, sulle allusioni e sui gossip che lo riguardavano. Il risultato può essere fastidioso e non compreso da tutti, rischi di oltrepassare i limiti o di scavarti una nicchia tra l’asociale ed il nerd.
- Ormai gli scaffali sono vuoti e devi andare sul raffinato: fai sarcasmo sul lutto, scrivi un post meta-qualcosa dove dai ad intendere ad una prima lettura la tua commozione, ma ad un secondo passaggio alcuni eletti possono percepire una critica all’ipocrisia ed alla decadenza della società social-globale che finge di soffrire per persone che non conosce e che sono vuote icone commerciali. Probabilmente sei solo come un cane o frequenti poca gente orribile.
La giornata sarà piena, occuperai il tempo a controllare le tue notifiche, a commentare le bacheche degli altri, ad autocitarti, a pensare le mot juste per farti notare all’interno del capannello funebre virtuale riunito nella piazza di Facebook fino a notte.
Come ogni festa non può durare per sempre. La mattina dopo il duro impatto con la realtà: “Oggi non è morto nessuno; mi annoio, una giornata buttata nel cesso”. Questo è il vero lutto.