Domenica libera, è in programma una giornata di svago in un residence dotato di due piscine ed una vasca idromassaggio. Le due piscine sono distanti e su livelli diversi, per raggiungere l’idromassaggio occorre girare attorno ad una di esse e salire dei gradini.
Essendo una domenica d’agosto prevedo che ci sia molta gente, ma non tanta da occupare completamente lo spazio vitale intorno alle vasche.
L’appartamento di fronte al nostro solitamente è vuoto, è sempre stato in vendita da quando ho memoria. All’arrivo la prima sorpresa: le finestre sono aperte, lo hanno venduto e c’è qualcuno dentro. La seconda sorpresa: i parcheggi sono riservati e nominali, ma c’è un’enorme vettura, mai vista, che ne occupa abusivamente uno. La macchina è un incrocio tra una monovolume ed un tir, è in grado di contenere, da verifica empirica, 8 persone, 8 biciclette, l’arredamento di una villetta. Le sue dimensioni debordanti occupano l’area di parcheggio ogni oltre immaginabile fastidio.
Scopro presto con disappunto che gli occupanti della vettura sono anche gli occupanti dell’appartamento di fianco al mio: sono un nonno, una nonna, una coppia di mezz’età e un numero imprecisato di bambini tutti uguali, c’è pure un cane. Dalla targa so che sono tedeschi, immagino siano disciplinati e silenziosi, mi consolo così.
Con il passare delle ore mi rendo però conto che la famiglia tedesca è l’equivalente di una qualsiasi famiglia patriarcale di italiani in vacanza: urla belluine in linguaggio gutturale, inseguimenti, oggetti ovunque, partite di pallone nei corridoi agli orari più improbabili. Sono rassegnato; ma il resto del parcheggio è vuoto, potrò trovare conforto in un qualche angolo isolato del complesso.
Ci sono ormai 30 gradi, sono le 17, decido che è l’ora di fare il bagno. Studiando i movimenti dalla terrazza ricostruisco una mia mappa mentale delle forze in campo ed escludo la piscina in basso perché già occupata dal circo tedesco accampato di fianco alla mia abitazione. Mi dirigo alla piscina in alto, vedo in lontananza dei teli appesi ma penso che con un po’ di coraggio riuscirò a condividere lo specchio d’acqua.
Quando arrivo scopro con disgusto che anche questa piscina è militarmente occupata da persone di cui ignoravo l’esistenza, non ci sono segni materiali della loro presenza all’interno del residence. Giungo alla conclusione che siano presenze metafisiche legate ad una allegoria delle vacanze agostane, o manichini di una performance live messi a posta per un oscuro motivo.
La convinzione si rafforza quando noto che sono tutti immobili, dislocati geometricamente in modo da impedire il passaggio verso l’altro lato e la gradinata che conduce all’idromassaggio. Non si parlano, non si guardano, quelli in acqua galleggiano inespressivi e rassegnati, quegli altri stanno al sole con un pessimismo che fa invidia a Montale. Provo a salutarli, non rispondono. Dalle loro età credo siano un nucleo familiare, in tal caso la rappresentazione plastica della crisi irrecuperabile della famiglia borghese.
Va bene, faccio lo slalom tra queste anime morte e salgo i gradini. Ennesimo colpo di scena: sdraiata su questi ultimi c’è una coppia intenta ad abbronzarsi che non mi considera e che devo calpestare per poter proseguire. Ho raggiunto l’invisibilità, o forse sono morto, meglio ancora sono in una assurda dimensione parallela con nuove consuetudini sociali.
Riesco a rilassarmi nell’idromassaggio, non succede null’altro di strano, al ritorno verso il mio appartamento ritrovo tutto come era all’andata, e io continuo ad essere invisibile.
I tedeschi persistono a festeggiare il loro capodanno pagano ad Agosto con grida, botti e spari, io scrivo questo post e spero di risvegliarmi domattina in una realtà plausibile, o almeno decorosa.